Missionarie Diocesane di Gesù Sacerdote
intestazione

Storia della missione in Francia

Storia della missione in Francia

“Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere” (Deut. 8,2)

“Ricordati, e non dimenticare” (Deut. 9,7)

Nel dare inizio a  questa breve e semplice storia vissuta dalle nostre Missionarie Diocesane di Gesù Sacerdote, in Francia, riteniamo fondamentale fare riferimento a quanto ha scritto Lucia Manassero, nostra Responsabile Generale in quegli anni su “Il mio contributo per la memoria storica del nostro Istituto” :

Rendiamo lode al Signore per un nuovo capitolo che si apre nella storia della nostra Famiglia Spirituale – l’apertura alla missione universale della Chiesa, nello spirito di comunione e cooperazione tra le Chiese.

Nel 1957, prima che il Concilio Vaticano II auspicasse e stimolasse i laici ad offrire il proprio servizio, sia dentro i limiti della propria nazione, sia in campo internazionale (A.A. 22), alcuni membri del nostro Istituto iniziarono una presenza in Francia tra le famiglie degli emigrati italiani”.

 

Seguiamo ancora con Lucia un po’ di storia :

Don G. Audisio,sacerdote  cuneese, che da anni lavorava tra gli emigrati italiani nella zona mineraria della Lorena, fece richiesta all’Istituto di alcuni membri per un servizio sociale nella sua missione.

Confidando nella bontà di Dio, nella Sua Provvidenza, con una profonda fede nella potenza infinita del Signore, non disgiunta da una certa audacia, l’Istituto accettò la proposta.

Ricordiamo con grande riconoscenza le prime tre che valicarono le Alpi : Maria Calandri, Iucci  Lingua e Maria Cagnassi (le tre Marie !) dirette a Bruck – diocesi di Metz. Si sistemarono inizialmente in una baracca di legno in mezzo a quelle dei minatori, tra i quali numerosissimi gli italiani e iniziarono a poco a poco il loro servizio : visite alle famiglie, agli ammalati negli ospedali, ai carcerati, animazione pastorale nelle parrocchie, assistenza nelle complesse pratiche burocratiche (assicurare la regolarità dei contratti, dei permessi di lavoro, i diritti di assistenza sociale, mutualistica e previdenziale).

 

A questo primo centro seguì, con ritmo abbastanza serrato, l’apertura di altri quattro centri:

  • Nel 1960 a Valencennies (Diocesi di Cambrai),
  • Nel 1961 a Metz.
  • Nel 1961 a Sin le Noble (Diocesi di Cambrai)
  • Nel 1979 a Roubaix (Diocesi di Lille)

L’apertura di questi centri è avvenuta su richiesta dei Vescovi locali e dei Missionari italiani già presenti in queste Diocesi che desideravano estendere, in un raggio più vasto, l’opera di servizio delle nostre Missionarie.

 

Ecco i nomi delle Missionarie che si sono susseguite in questo servizio, nei diversi anni, alcune con una permanenza più prolungata, altre per periodi più brevi:

Maria Calandri, Jucci Lingua, Maria Cagnassi, Verina Abbà, Maria Rosa, Biagia Lingua, Piera Mogna, Maria Lingua, Pina Rinaudo, Rita Mottura, Bianca Battaglino, Lucia Racca, Luisa Marengo, Luisa Negri, Mariuccia Lingua, Franca Cravero, Rita Tonello e Natalina Budroni. 

 

TESTIMONIANZE

 

Verina Abbà

 

 “Sono una Missionaria che ha vissuto l’esperienza in Francia tra gli emigrati.

Devo tanto alla mia prima esperienza missionaria nella Missione di Forbach che è stata  per me una vera scuola. Infatti per 5-6 mesi sono stata con tre sorelle che già erano operative nella zona e che abitavano in una casa di proprietà della miniera, come gli altri minatori. Questo mi ha insegnato a condividere veramente la vita con i più poveri.

Nel 1960 un gruppo di Missionarie, su richiesta di un Sacerdote Missionario e della Chiesa locale, ha dato inizio ad un altro centro a Valenciennes, nel Nord della Francia:  Iucci, Maria Rosa ed io, Verina.

La missione era molto povera, il missionario che venne a conoscerci ci disse :

“ Possiedo solo un’automobile che mi serve per visitare le famiglie e celebrare le Sante Messe in un raggio di 80 Km circa; penso però che sarò costretto a vendere anche quella perché non soldi sufficienti per il vitto e le altre spese.” Malgrado questa premessa non troppo incoraggiante, partimmo ugualmente confidando solo sulla Parola di Gesù. Di lì, posso dire, ho cominciato a sperimentare la Provvidenza di Dio e vi confido che questo continua anche oggi.

Cominciammo col conoscere le persone nel loro territorio e nelle case dove abitavano. Dopo un mese e mezzo avevamo già incontrato un centinaio di famiglie a Valenciennes, altre cinquecento nei dintorni. Venimmo a contatto con molti giovani e, oltre al catechismo, organizzammo attività attraverso l’oratorio.

L’accoglienza è stata ottima e si è instaurato, fin da subito, un clima di fiducia con le famiglie. La nostra attività si svolgeva in stretta collaborazione col missionario del luogo.

In questa regione della Francia predominavano le miniere, infatti erano circa mille i minatori che scendevano ogni giorno in miniera. Quando era possibile cercavano un ricongiungimento con le loro famiglie che, a questo scopo, lasciavano l’Italia per raggiungere la Lorena.

Dopo circa un anno che eravamo a Valenciennes abbiamo chiesto il permesso di scendere alla miniera di Anzin. Il permesso ci è stato accordato ma dovevamo fermarci al punto cosiddetto “scuola”, a 500 metri di profondità. Vedere in quali condizioni lavoravano i nostri emigrati ha aumentato il nostro amore e il rispetto non solo verso di loro, ma anche verso le loro mogli che li attendevano al ritorno dal lavoro (e a volte non tornavano più !)

 

Una volta venne alla Missione una mamma di origine veneta piangendo e dicendo che aveva saputo che la sua prima figlia si prostituiva in un alloggio nelle vicinanze della stazione. Il compito cadde su di me! Dovetti salire una scala che era piena di uomini in attesa (e alcuni li conoscevo anche !). Dopo un lungo colloquio con lei, per evidente grazia di Dio, riuscii a portarla a casa. Ora è felicemente sposata ed ha due bambini! Chissà quanto avrà pregato quella mamma !

 

Per ben tre volte mi è accaduto di dover assistere ad un parto e dover tagliare il cordone ombelicale del bimbo appena nato. Ho poi incontrato un ginecologo all’ospedale della zona che, dopo il parto, si inginocchiava a ringraziare Dio, e mi diceva : “Vede, la vita non è un dono nostro, ma di Dio, per questo lo ringrazio! Per me la persona, chiunque essa sia, va amata e rispettata ed è al centro della vita”.

Tanto lavoro, tanti sacrifici, e…a che prezzo !

Le grazie di Dio infatti costano stanchezza, impegno, incomprensioni e povertà. Ma vi assicuro che tutto è grazia e dopo un po’ di tempo ero io ad essere catechizzata da loro ! Più che dare, ricevevo !

 

La mia esperienza non si è fermata a Valenciennes, ma è continuata a Metz (Moselle). Lì mi attendeva un’altra realtà. C’erano già infatti due sorelle che si occupavano a tempo pieno degli emigrati, lavorando in diversi settori.

La mia scelta pastorale fu di occuparmi dei giovani e della catechesi ai bambini.

Dopo qualche tempo venni eletta Presidente di tutti i gruppi di giovani facenti capo alle Missioni italiane in Francia ed ebbi la gioia, cinque mesi dopo, di realizzare un incontro a livello nazionale della durata di due giorni, con 150 giovani.

Sentivo che l’opera era di Dio, ma che si doveva rafforzare con la preghiera e l’impegno da parte mia.

Il frutto migliore di questo lavoro missionario fu che quattro giovani, accompagnati dal Missionario Scalabriniano, scelsero la via del sacerdozio, una giovane si consacrò al Signore e altri scelsero con responsabilità la via del matrimonio.

 

Nel 1980 sono stata trasferita a Roubaix dove già operava un sacerdote molto attivo e con progetti pionieristici. Era arrivato il momento di raggruppare i migranti in Associazioni e questo sacerdote sosteneva tali raggruppamenti con giornate di studio incentrate sulla promozione umana. Questo fece sì che Mons. Gand, allora Vescovo di Lille, vedendo la grande estensione di quel lavoro, mi nominò subito, già al mio arrivo “Permanente Pastorale” con compiti simili a quelli di un Diacono e mi incaricò di organizzare la catechesi. Dovetti perciò, visitare le famiglie ad una ad una per conoscerle e invitare i genitori a mandare i figli al catechismo. Spesso si trovavano situazioni “impensabili”. Fortunatamente la Diocesi ci era vicina e ci offriva, per quanto possibile, sostegno, richiedendo una formazione permanente che ci metteva a contatto con progetti pastorali della Diocesi stessa e con altre persone che seguivano la stessa formazione. Questo per far sì che la Missione italiana non fosse una Chiesa parallela, ma un tutt’uno con la Chiesa locale. Per questo abbiamo dato vita a corsi biblici e pastorali aperti a tutti : francesi, italiani, portoghesi e vietnamiti.

 

Sì, non posso che ringraziare il Signore per l’esperienza che ho vissuto per circa 40 anni in mezzo ai nostri fratelli emigrati e che si è estesa, oltre agli italiani, agli spagnoli, ai portoghesi e ai vietnamiti.

Non è stato un “sentito dire” ma un “vissuto” che abbiamo potuto realizzare anche grazie ai responsabili dell’Istituto che hanno nutrito la nostra vita spirituale sostenendoci con la preghiera e con circolari formative”.

 

Verina fa ritorno definitivamente in Italia nel 1999, a quarant’anni dalla sua partenza per Forbach.

La preziosa opera da lei offerta come Missionaria, in collaborazione con i Sacerdoti, si è rivolta alle famiglie e, in particolare,ai giovani.

La Missione di Roubaix l’ha vista protagonista nella catechesi parrocchiale e in diverse realtà. Il seme da lei gettato ha portato frutti abbondanti ed è stato apprezzato dai Vescovi  locali e dai Missionari.

 

 

Luisa Marengo

 

A gennaio dell’anno 1962  sono partita dall’Italia con destinazione Forbach ; dopo un anno una nuova destinazione: la Missione di Sin le Noble. A quattro anni di permanenza a Sin le Noble, un nuovo trasferimento a Metz. Arrivata a Metz incominciai subito a prendere contatto con i nostri cari italiani, visitandoli casa per casa e riunendo le donne nei gruppi di Vangelo. Gli incontri avvenivano nelle diverse case con gruppi formati da venti, trenta persone, finchè il sindaco, visto il nostro impegno, ci offrì la sala del municipio.

Nel periodo natalizio andai al Consolato;  il Console donò dei giocattoli per i bambini delle famiglie italiane. Continuammo le riunioni e una domenica al mese veniva il missionario a celebrare la Santa Messa in lingua italiana, Messa molto partecipata. A poco a poco cercammo di inserire gli italiani nella comunità francese perché si integrassero nella realtà locale.

 

A questi impegni si aggiunse l’accompagnamento ai ragazzi in carcere : andavo a visitarli due o tre volte la settimana, accoglievo i familiari quando arrivavano dall’Italia e li accompagnavo dagli avvocati. Prima bisognava però recarsi con loro al tribunale, a 35 km di distanza, per ottenere i permessi. Io facevo da interprete perché potessero comprendersi. Quando poi c’era il processo accompagnavo i parenti e spiegavo loro la sentenza dei giudici, facendo sempre da tramite con gli avvocati.

Il mio compito era soprattutto di consolare i genitori che vedevano i loro figli in carcere; e di aiutare i figli a capire l’errore commesso e a cambiare vita, e molti l’hanno fatto.

 

Ci sarebbe da scrivere un libro delle avventure di quegli anni…le porto impresse nel mio cuore!

 

Intanto si è costituito alla Missione un Gruppo Pastorale formato da laici impegnati.

Non mancavano gli ammalati in ospedale che ho cercato di visitare sempre nel limite del possibile. Inoltre molti italiani si trovavano nelle case di riposo, spesso senza la conoscenza della lingua francese; era una festa quando andavo a trovarli e finalmente potevano parlare in italiano!

 

In un convegno per Missionari tenutosi a Lione ci fu chiesto di portare un oggetto che rappresentasse la Missione da cui venivamo. Per la mia Missione abbiamo portato una barchetta. Qual’era il significato ? La Missione di Metz è come una barca che prende acqua da tutte le parti ma non affonda mai. Alla domanda :”E chi è che la guida ?” risposi :”Gesù si trovò sulla barca mentre infuriava la burrasca ma la barca non affondò”. Così pure la Missione non è ancora affondata perché è Lui che la guida. Come non è facile accordare gli strumenti musicali così non è facile accordare le idee degli uomini!”

 

Luisa rientrò definitivamente in Italia nel ottobre 2012, dopo 50 anni di preziosa presenza tra gli emigrati italiani.

Il suo campo di missione, nel quale profuse le sue migliori energie, fu il carcere.

Il suo servizio accanto ai giovani detenuti e alle loro famiglie, ottenne un apprezzato riconoscimento sia da parte del Centro Penitenziale di Metz, sia dall’allora  Presidente della Repubblica Italiana; Carlo Azeglio Ciampi.

 

 

Mariuccia Lingua

 

Dopo parecchi anni di Consacrazione al Signore, mi giunge una nuova chiamata attraverso un vivo desiderio di andare a servire i nostri fratelli emigrati in Francia, a Metz.

Il mio lavoro consisteva  nella visita alle famiglie, nel fare da interprete negli uffici nell’espletamento dei vari documenti.

In particolare facevo da interprete alla “Consultacion de Nurisson”: ambulatorio pediatrico che si occupava di seguire i neonati controllandone la crescita, l’alimentazione, l’igiene…

Inoltre promuovevo gli incontri tra le donne italiane favorendo un clima di fraternità tra di loro; insieme approfondivamo la Parola di Dio e le invitavo alla partecipazione alla S.Messa, celebrata in lingua italiana.

 

 

Maria Lingua

 

Partii per la Francia, destinazione Valenciennes, per due anni; successivamente per la Missione di Sin le Noble dove rimasi cinque anni.

Il mio servizio consisteva nell’incontrare gli emigrati nelle baracche dove risiedevano, conoscere gli italiani e le loro famiglie, in prevalenza provenienti dal meridione, con i loro radicati usi e costumi.

Gli uomini erano sottoposti a un duro lavoro di miniera. Il contatto con questa realtà mi permise di conoscere dal vivo i problemi dell’emigrazione.

Avevamo una particolare attenzione affinché, sradicati dal loro paese, non perdessero i valori cristiani.

Questi anni alimentarono in me il coraggio e l’audacia missionaria.

Sono riconoscente al Signore che mi ha condotta amorosamente per mano, anche attraverso la pazienza delle sorelle che già operavano nella Missione.

 

 

Lucia Racca

 

Sono partita per la Francia nel mese di settembre del 1967, diretta a Sin le Noble e vi rimasi fino al 1974, dopodichè mi trasferii a Metz dove restai fino al 1996 per poi ritornare definitivamente in Italia.

Nella mia presenza in Francia mi sono particolarmente dedicata alle mamme: promuovevo incontri al fine di creare un clima di fraternità tra di loro.

Su questa base umana ho cercato di tenere desta in loro la fede, favorendo il passaggio da tradizioni popolari ad una fede più solida, capace di orientare la loro vita.

Ogni incontro era caratterizzato dalla preghiera, dalla recita del S.Rosario, da conversazioni spirituali in forma molto semplice, ma capaci di raggiungere il cuore.

Desideravo al di sopra di tutto, trasmettere l’amore per Gesù e una vera devozione mariana.

Questo cammino spirituale si concretizzava spesso in pellegrinaggi, percorrendo anche molti chilometri a piedi, verso i vari Santuari.

A questo si aggiungevano le innumerevoli visite alle famiglie, agli ammalati sia negli ospedali che a domicilio.

 

 

Bianca Battaglino

“Eccomi Signore per fare la Tua volontà”

 

La mia vocazione è nata in Francia : Nel 1961 mi trovavo a Parigi con i miei famigliari e collaboravo con le Missionarie e le Suore della Missione Cattolica Italiana. Avvertivo però che il Signore voleva qualcosa di più da me e, attraverso il mio Direttore Spirituale entrai in contatto con la Missione italiana a Valenciennes.

Fin dal primo incontro con le signorine che operavano nella Missione sperimentai una grande serenità e gioia. Una di queste giovani mi parlò con tanto entusiasmo della sua appartenenza all’Istituto e della sua consacrazione e queste sue parole mi scaldavano il cuore e già mi sembrava di essere una di loro. Mi misi in contatto con la Sorella Maggiore in Italia e fui da lei invitata a recarmi in Italia per conoscerci.

La provvidenza dispose che potessi usufruire di 15 giorni di vacanza; mi affrettai a prendere il treno per Fossano : era l’inizio del febbraio 1962. Il dialogo con Lucia e con Padre Giorgio fu una benedizione di Dio ! Ritornai in Francia mantenendo un’assidua corrispondenza con loro e, con mia grande gioia, fui invitata ad iniziare il cammino di formazione il Giovedì Santo di quell’anno.

L’incontro con le sorelle di Valenciennes mi aveva aperto la strada !

Iniziò così il mio cammino verso la consacrazione…

Venendo alla mia esperienza come Missionaria in Francia, durata 18 anni, posso testimoniare di avere incontrato tanta gente buona, semplice, umile. Questo mi ha aiutata e stimolata ad essere coerente come cristiana, come Missionaria e, ancor più, come consacrata.

Tutto è stato per me un grande dono di Dio; mi sono sentita uno strumento nelle sue mani, pur nella mia povertà, e questo mi riempiva di gioia ed era uno stimolo ad abbandonarmi sempre di più in Lui al quale tutto è possibile.

Mi occupavo, nel mio servizio, delle famiglie dei minatori offrendo loro un’assistenza sia a livello umano che spirituale. Il contatto con realtà molto diverse mi ha aiutato a crescere ed ha aperto i miei orizzonti anche sul piano culturale. L’amore a Dio e l’entusiasmo della giovinezza ci spingevano a una donazione sempre più generosa. Una delle più grandi gioie che ho sperimentato : sentirmi “minatore” anche senza scendere in miniera ! Infatti quando portavamo il carbone dalla strada alla cantina anche noi diventavamo neri di carbone come loro ! Godevo di assomigliare ad essi…

Spesso purtroppo i minatori si ammalavano di silicosi, malattia che molte volte conduceva alla morte; allora si condivideva la loro sofferenza e si sostenevano le famiglie nelle diverse necessità.

 

 

Pina Rinaudo

 

Sono partita per la Francia nel 1961, in seguito ad una richiesta rivolta ai responsabili dell’Istituto da parte del Vescovo di Cambrai e di un Missionario italiano, precisamente a Sin le Noble. Anche questa era zona mineraria, con gli stessi problemi riscontrati dalle nostre sorelle negli altri centri. L’equipe, di cui ero parte, era formata da Rita Mottura, Franca Cravero ed io. Grazie a Rita, che è munita di patente avevamo una certa autonomia che ci permetteva di spostarci da una citè all’altra per incontri, riunioni con le mamme, visite alle famiglie per conoscerle, ascoltarle e seminare un po’ di speranza cristiana. Spesso si rendeva necessario un aiuto concreto nell’espletamento di pratiche burocratiche che rappresentavano quasi sempre una sofferta difficoltà per i nostri connazionali, causa la lingua o l’impossibilità delle mamme di assentarsi dalle loro case per la presenza di bimbi piccoli.

I mariti, poi, erano sempre assenti per lo snervante e pericoloso lavoro nella miniera.

 

Alla domenica curavamo la preparazione alle Sante Messe: dove era possibile giungeva il Missionario per celebrare in lingua italiana; allora tutto era bello, comprensibile e si creava un clima di fraternità e di gioia. Spesso però dovevamo opera di persuasione per convincerli a partecipare alla Santa Messa in una parrocchia francese. Ma che difficoltà ! Dovevamo superare un muro irto di ostacoli, la non comprensione della lingua e, a essere sinceri, non è che i francesi li guardassero sempre di buon occhio : erano ritenuti inferiori e ignoranti. Il non sentirsi accettati li umiliava e li rendeva timorosi, così si chiudevano sempre di più tra di loro. Infatti è stata molto lenta e problematica la loro integrazione, sia a livello ecclesiale che sociale. Riteniamo che l’opera dei Missionari e delle Missionarie sia stata di notevole importanza e di aiuto per superare questa barriera. Gli unici a non soffrire di questi ostacoli furono i bambini; la loro semplicità li spingeva a riconoscere, nei bambini francesi, gli stessi loro interessi : il gioco, le figurine, i campioni di calcio ecc...

Una di noi rimaneva spesso in ufficio presso la Missione per accogliere i nostri concittadini che lì si rivolgevano per documenti da richiedere in Italia in occasione di battesimi, matrimoni o altro. Mai dimenticherò quel “numero telefonico” della Missione : ogni qualvolta che squillava ci metteva addosso un batticuore !... Attendevamo un po’ a rispondere per timore di una chiamata da un ufficio francese, che poteva crearci qualche problema linguistico… Spesso ci impappinavamo ! La via di uscita era : “ Aspettate il Missionario !” Quante belle risate ! Ma anche questo disagio fu superato abbastanza rapidamente, con qualche presa in giro del Missionario. Non ritengo necessario ripetere il lavoro capillare delle visite alle famiglie, agli ammalati, sia in ospedale che a casa e molti altri servizi. Tutto questo è già stato abbondantemente ed in modo esauriente, descritto dalle nostre sorelle che da più tempo erano presenti in Francia. E’ vero che ogni situazione presenta dei connotati diversi. Solo il Signore, che “tormentavamo” nella nostra cappellina, ci suggeriva il modo e le parole opportune per condividere le angosce sofferte da tante famiglie : la morte del marito, del papà ancora troppo giovane ! Quel terribile “pozzo” della miniera restituiva ogni giorno nuovi ammalati di silicosi, purtroppo destinati a morire troppo-troppo presto lasciando in lacrime spose, genitori e figli.

 

Ricordo, come momenti bellissimi ed essenziali, quando ci ritrovavamo per un ritiro, giornate di fraternità e di condivisione con le sorelle geograficamente più vicine a noi. Il pregare insieme, il celebrare l’Eucaristia ci ricaricava di quella forza che solo il contatto con Gesù ci può donare ! Erano esplosioni di gioia ! Ed erano anche l’occasione per assaporare un piatto tipico all’italiana “la bagna cauda” i ravioli genuini fatti in casa o la polentata.

Passo ora a comunicarvi un piccolo “evento”, che a noi, giunte da pochi mesi in Francia, sembrava irrealizzabile. Un giorno il parroco di Sin le Noble ci avvisò per telefono che desiderava parlare con noi. Fissammo l’incontro ed ecco arrivare quella bellissima figura di sacerdote con aria di bontà e paternità che ci salutò molto cordialmente e subito ci espose la sua richiesta : “Io ho bisogno di catechiste in parrocchia, ho molti bambini che partecipano volentieri, mancano però le catechiste”. Credo che tutte e tre siamo sbiancate, la nostra parola moriva prima di uscire dalle labbra ! Non ricordo quale di noi ha osato dire : “Mon Pere, noi siamo qui da poco tempo, come oseremmo presentarci ai bambini senza possedere bene la lingua francese ?” Il sacerdote non si scompose e aggiunse : “Ma voi non credete che lo Spirito Santo può compiere miracolo molto più grandi di questo ?” Intuimmo che il nostro timore non aveva allarmato minimamente il sacerdote. Forse era giunto il momento di metterci in gioco ! Ma questo ci costava ! Eravamo ben coscienti dei nostri limiti…

Avvenne che, pochi giorni dopo, mi ritrovai in un’aula catechistica accolta dal parroco e da un bel gruppo di pre-adolescenti che, per educazione, mi fecero un largo sorriso e un saluto. Il parroco spiegò loro il motivo della mia presenza e mi lasciò augurandomi buon lavoro, senza prima avermi consegnato tutto il materiale e il programma da svolgere. Quello che seguì lo sa il Signore e la Vergine, ai quali mi aggrappai con tutte le mie forze ! Così avvenne l’inizio di quella singolare avventura.

 

L’anno passò volando; nel mese di Luglio del 1962 ritornammo in Italia per un periodo di riposo, e soprattutto per ricaricarci spiritualmente attraverso gli Esercizi Spirituali, incontri vari e le attività formative offerteci dai nostri responsabili.

Sempre ricco e gioioso era incontrarci con tutte le sorelle, sia quelle provenienti dalla Francia, ma in particolare con quelle rimaste in Italia con i loro impegni professionali, pastorali, ecc…

Scambiarci esperienze nell’amicizia e nella gioia ci arricchiva tutte. La nostra Casa Diocesana era il “cuore” dove assieme respiravamo l’ossigeno necessario per vivere e crescere nella donazione a Dio e ai fratelli !

Ad agosto 1962 era previsto il ritorno alla Missione in Francia. Ma ecco un cambiamento di rotta che ci colse di sorpresa ! I Responsabili dell’Istituto, dopo prolungata preghiera, riflessione e discernimento proposero a Pinuccia Bossolasco, a Teresa Operti e alla sottoscritta una nuova destinazione. La Provvidenza stava aprendo una nuova strada oltre l’oceano !...

 

 

Luisa Negri

 

Luisa Negri ha prestato il suo servizio a Metz dal 1962 al 1966 e dal 1969 al 1980 a Valenciennes

Luisa ha seminato con ricchezza di mente e di cuore, la gioia; fu un’autentica “giullare” che diffondeva la sua allegria attraverso un profondo amore per il Signore e per i fratelli.

Sapeva spezzare la Parola di Dio, specialmente per i giovani, con tanta freschezza e convinzione, tanto che gli uditori trovavano il tempo da lei dedicato, sempre troppo breve. La stessa cosa vale per gli incontri biblici.

Sapeva proporre i temi con tanta passione e con tratto speciale da farli desiderare e amare.

Negli incontri con le persone: visite ai malati, agli anziani, nelle case di riposo sapeva ascoltarli caricandosi delle loro pene e sofferenze offrendo loro conforto e speranza.

Luisa era dotata di una bella voce che metteva a servizio organizzando festicciole e teatri solo e sempre col fine di educare e comunicare l’amore del Signore.

Era una missionaria molto creativa con un vulcano di idee n uove che trasmetteva con naturalezza e un umorismo contagioso.

Questa testimonianza di Luisa ci è stata trasmessa dalle sorelle che , con lei, hanno condiviso il cammino in quegli anni, nei diversi centri della Francia.

Ritenevano, infatti, Luisa come “un uccello di bosco”, libera e originale, proprio di chi non si lascia imbrigliare da nulla, che vive nella semplicità e povertà riuscendo così ad esprimere tutta la sua ricchezza interiore, facendone dono a chi l’avvicinava.

 

 

Biagia Lingua

 

Biagia è partita per la Francia nel 1967 ed è tornata in Italia nel 1976.

Anche lei, come tutte le sorelle, ha percorso un ricco cammino di donazione. Il suo impegno principale lo ha svolto nella Caritas Diocesana di Metz.

La responsabile della Caritas, mademoiselle Any, aveva rivolto una richiesta alle nostre missionarie presenti a Metz, sollecitando l’aiuto di un elemento che collaborasse con lei nel vaso campo della Caritas.

Fu Biagia ad affiancare e condividere con lei il disbrigo del lavoro nell’ufficio stesso e in tutte le attività proprie della Caritas, dedicandosi con tutta se stessa.

Il suo impegno fu molto apprezzato e lo svolse per molti anni.

Sappiamo dalle sorelle che nacque, in quel tempo, una bella e preziosa amicizia tra lei e i volontari, che si è estesa a tutte le persone che frequentavano il Centro Caritas.

Nel tempo libero Biagia dedicava le sue energie fisiche e spirituali curando i rapporti personali e comunitari con gli ammalati, sia a domicilio che in ospedale, in particolare con le donne italiane. Offriva un particolare servizio di traduzione per i nostri connazionali che avevano difficoltà con la lingua francese.

La fedeltà di Biagia, sia nella sua vita spirituale, sia nel lavoro professionale e in tutti gli impegni che assumeva è sempre stata ammirata da tutte noi.

Svolgeva ogni incarico con precisione e perfezione, ma con altrettanta serenità e grande passione.

Tornata in Italia, ha saputo mantenere le amicizie instaurate durante la sua permanenza in Francia.

 

 

Piera Mogna

 

Piera, donna semplice ma di una robustezza fisica e spirituale eccezionale.

Nella missione di Valenciennes aveva un’attenzione speciale per le mamme con le quali si trovava, a scadenze ravvicinate, per una catechesi di vita.

Visitava con premura gli ammalati italiani in ospedale e in tutti gli incontri possibili presso la Missione dove lei risiedeva.

La Missione era un centro di diffusione e di riferimento sia religioso che sociale: i Sacerdoti celebravano l’Eucarestia e svolgevano le funzioni religiose nei giorni feriali; era anche la sede delle ACLI alle quali si rivolgevano gli italiani per diversi servizi sociali e pratiche burocratiche.

Le sorelle più giovani visitavano Le Citè, mentre Piera accoglieva con attenzione e delicatezza, ogni persona che giungeva in cerca di aiuto, occupandosi poi anche dei lavori domestici.

Coltivò l’amicizia con tante persone e, quando dovette rientrare in Italia per l’età avanzata, anche perché la Missione, dopo tanti anni, subì un cambiamento di impostazione, lei si ritirò, anche se con sofferenza, ma con serenità a Fossano, in Casa Diocesana.

 

 

Rita Tonello

 

Rita prestò il suo servizio in Francia dal 1973 al 1976.

“La mia permanenza in Francia potrei definirla a puntate…

Da tempo ero alla ricerca della volontà di Dio circa il mio futuro.

Confesso che stavo attraversando un momento particolarmente difficile, non capivo cosa il Signore volesse da me.

Il mio sofferto problema era l’insicurezza che mi limitava nelle decisioni da prendersi e su tutto ciò che veniva suggerito.

Un giorno, mentre io vivevo in questa situazione, mi venne proposto, con molta discrezione, se non sarei andata un periodo , anche breve, con le Missionarie Diocesane che operavano in Francia tra le famiglie italiane emigrate in cerca di lavoro.

Decisi per il sì, anche se un po’ titubante e insicura.

Avevo intuito che mia mamma sarebbe stata contenta di questa mia scelta.

Partii per Sin-le .Noble e iniziai un’esperienza totalmente nuova, ero a contatto con una realtà che mi faceva sentire un pesce fuori dell’acqua …: persone nuove, abitudini diverse, in un paese straniero, ma ho ben presto riconosciuto  che questo trapianto mi è stato di grande aiuto!

In un primo tempo mi fu chiesto di accompagnare la missionaria, Lucia Racca, agli incontri che si tenevano nella Missione e che Lucia animava, intanto partecipavo anch’io. Ammiravo con stupore la semplicità con cui si stabiliva l’amicizia nel gruppo delle mamme e come la Missionaria sapeva trasmettere i valori umani e cristiani con gioia e con passione.

Intanto il Signore mi guidava secondo il progetto che aveva su di me…

Il contatto quotidiano con le sorelle Biagia e Lucia, la loro bontà e pazienza nei miei confronti, fecero nascere in me il desiderio, che poi è maturato come una chiara chiamata del Signore, ad appartenere all’Istituto.

Quante volte mi son già ripetuta nella mente e nel cuore: se non avessi accolto l’invito a partire…avrei sbagliato tutto!

Ripenso con riconoscenza a mia madre che, in qualche modo, è stata il veicolo attraverso il quale Dio ha vinto la mia insicurezza.

Come ho già detto, la mia permanenza in Francia era limitata ai mesi invernali, facevo l’autista accompagnando Lucia agli incontri con le mamme: quanti rosari! Quanta preghiera! In casa mi dedicavo ai lavori casalinghi, respirando un clima di fraternità e di comunione, terreno favorevole ad aprire il cuore alla chiamata del Signore che si stava facendo strada dentro di me.

 

 

Maria Grazia La Loggia

 

Nel 2002, dopo aver collaborato per molti anni con Lucia Racca e con Luisa Marengo alla Missione italiana, Maria Grazia inizia il periodo di formazione nell’Istituto.

M.G. è vedova da molti anni, i sei figli, già sposati, condividono il suo desiderio di Consacrazione.

Anche se non più giovane, Maria Grazia ha uno spirito ricco di entusiasmo e un animo veramente missionario. Nel 2004, il giorno di Pentecoste, fa la sua prima Consacrazione a Gesù Sacerdote, presente la sua bella e unita famiglia.

Nel 2009 Maria Grazia viene in Italia, dopo un’intensa preparazione, per l’Incorporazione definitiva ma, proprio il giorno precedente la Pentecoste, durante il colloquio con Pina, viene colta da malore e ricoverata d’urgenza in ospedale: viene diagnosticata una massiva emorragia cerebrale. La situazione è piuttosto grave e solo dopo venti giorni di ricovero in neurologia a Cuneo, è possibile il trasferimento in Francia dove lentamente si avvia un prolungato periodo di riabilitazione.

La figlia Giovanna, con il marito e il figlio, si trasferiscono a casa di Maria Grazia per prestarle l’assistenza di cui ha bisogno.

 

Questo avvenimento ha totalmente cambiato la vita di Maria Grazia che attualmente vive su una sedia a rotelle, amorevolmente assistita dalla sua famiglia, in particolare dalla figlia Giovanna e dal marito Angelo.

Le vie del Signore sono spesso così diverse dalle nostre!

Certo, l’offerta che Maria Grazia ha fatto di sé al Signore con la Consacrazione, è stata accolta e si è concretizzata in un modo molto diverso da quello che lei e noi pensavamo! Nelle occasioni di incontro che abbiamo avuto con lei, siamo state edificate dalla sua accettazione della volontà di Dio e dalla serenità con cui vive la sua malattia, certamente aiutata in questo, dall’amore che la circonda.

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